Ci sono già supermercati in cui la necessità del packaging è ridotta al minimo - e in cui si incoraggiano i consumatori a portare da casa le bottiglie di olio o di detersivo da riempire. Il nuovo reparto risponde tuttavia a un'esigenza di spesa più immediata, con confezioni modulari e convenienti, che non abbiano nulla da invidiare, in termini di prezzo e comodità, a quelle tradizionali.
«Non c'è assolutamente nessuna logica nell'incartare in qualcosa di indistruttibile come la plastica qualcosa di effimero come il cibo. Gli involucri di cibo e bevande sono utili per qualche giorno, eppure lasciano una presenza sulla Terra per secoli», commenta Sian Sutherland, cofondatore di A Plastic Planet, che vuole proporre l'iniziativa alle principali catene di supermarket del Regno Unito.
Incarti alternativi. Nuove forme di packaging alimentare sono allo studio in tutto il mondo, ma non è detto che una plastica di derivazione vegetale sia necessariamente anche biodegradabile o compostabile: alcuni di questi materiali non si degradano nell'oceano, dove sembrano inevitabilmente finire, e pongono un problema di inquinamento in modo analogo alle plastiche ricavate da combustibili fossili.
C'è anche chi ha studiato forme di packaging commestibile derivate dalle alghe, inodori e insapori: queste però sono più adatte alla distribuzione da fast food. Negli scaffali di un supermercato entrerebbero inevitabilmente a contatto con polvere e sporcizia.